Smart Mobility Design: Le tecnologie innovative, da modelli di fruizione a modelli di articolazione della città sostenibile

di Serena Marrozzini, Marco Marrozzini, Ernesto Maria Giuffrè

La tecnologia non è un elemento che si aggiunge, sotto forma magari di oggetto, alla vita delle persone ma è un elemento che relazionandosi strettamente con queste ultime ne cambia profondamente il proprio modo di percepire ed agire con il mondo circostante.

Come sostiene Dario Mangano, nel suo libro Archeologia del contemporaneo, socio semiotica degli oggetti quotidiani, non ha senso chiedersi “come facevamo” prima dell’invenzione di una determinata tecnologia ma la vera domanda da porsi è “chi eravamo” prima.

L’inserimento della tecnologia nella vita quotidiana fa infatti sì che non solo la persona possa fare cose diverse ma anche che percepisca l’ambiente in modo differente e di conseguenza aspiri a voler fare cose diverse a cui prima non avrebbe mai pensato e di cui non avrebbe neanche compreso e sentito l’utilità.

Applicato alla città vuol dire che le nuove tecnologie modificano il nostro modo di viverla, di percepirla, di entrare in relazione con essa e tra noi all’interno di essa.

Di conseguenza, variando le modalità con cui noi leggiamo ed interpretiamo i dati di partenza e modificandosi le nostre richieste, si modifica anche il nostro modo di progettarla.

Progetto inteso non solo come disegno di nuovi spazi urbani ma anche come azione di risignificazione progettuale dell’esistente.

In questo caso dunque non trasformo lo spazio fisico ma ne muto la percezione che ne hanno le persone e, di conseguenza, modifico le azioni che in esso possono essere compiute.

Non parliamo solo di macroazioni ma anche, e forse ancor di più, di microazioni le quali però relazionandosi in modo sistemico tra loro, sono in grado di estendersi rapidamente  e capillarmente su tutto il tessuto cittadino ed in tutti i suoi livelli e declinazioni: su quello degli spazi aperti, su quello del costruito, delle vie di comunicazione, delle funzioni, o anche delle zone specialistiche.

Queste azioni vanno dunque ad interessare tutti i nodi che con diversa valenza e visibilità compongono le rete che fa sì che un insieme di spazi, aree, oggetti diventi e si comporti come una città.

La sostenibilità ambientale di una tecnologia è perciò un elemento imprescindibile per disegnare città sostenibili.

La ricerca progettuale è perciò volta alla definizione, disegno, di città che si comportino in modo sostenibile e che allo stesso tempo spingano, portino gli utenti ad azioni e a un modo di comportarsi al suo interno sostenibile.

Facendo un paragone con il disegno industriale, non è solo un problema di sostenibilità di prodotto ma, soprattutto, di sostenibilità d’uso, intesa soprattutto come possibilità e potenzialità d’uso.

Una tecnologia funziona quando entra nell’uso quotidiano in modo naturale e quasi invisibile.

Si pensi ad esempio a come gli smartphone hanno modificato drasticamente il nostro modo di vivere e rapportarsi, aprendo anche a modalità inaspettate dai suoi stessi ideatori.

La sostenibilità della tecnologia, oltre che dal proprio impatto con l’ambiente dovuto alla sua produzione ed al suo utilizzo, sta anche nelle possibilità che questa offre agli utenti di ricercare ed ampliare le proprie azioni e modalità di espressione fino a definire nuove modalità di linguaggio, espressione e relazione.

Per fare un paragone con il disegno industriale, in un campo del tutto diverso da quello della città, si pensi a come l’invenzione della chitarra elettrica abbia profondamente ampliato le modalità d’uso dello strumento e come l’azione umana abbia in seguito creato un linguaggio “ad hoc” per questa nuova tecnologia.

La nuova tecnologia nata per sopperire ad un problema di amplificazione in questo caso ha dunque portato alla definizioni di nuove modalità espressive.

Nello stesso modo Le Corbusier nel campo architettonico ha utilizzato la tecnologia del cemento armato per creare un linguaggio innovativo che ha portato alla realizzazione di architetture che si relazionano in modo nuovo con gli utenti e l’ambiente circostante.

Parallelamente nel campo della mobilità urbana anche i nuovi sistemi di automatizzazione e sicurezza dei veicoli stanno per ridisegnare, ed in parte già stanno ridisegnando, il modo di relazionarsi tra persone e mezzi di trasporto.

I differenti sistemi di trasporto, come auto, moto, camion, da elementi singoli stanno sempre più divenendo elementi facenti parte di un sistema e di conseguenza è sempre più importante lo sviluppo di  nuove modalità di relazione tra essi e tra loro e le persone, che porta, in alcuni casi anche alla definizione all’interno dello scenario urbano di nuovi oggetti di arredo urbano preposti a favorire questa relazione.

Sempre più centrale diviene il progetto delle modalità di comunicazione tra i nuovi oggetti tecnologici e le persone.

Si vedano ad esempio i progetti portati avanti da varie case automobilistiche mirati a definire nuove modalità di relazione tra le auto a guida automatica, o semi automatica, ed i pedoni.

L’uomo è sempre più chiamato ad interagire, a confrontarsi, a scambiare informazioni con gli oggetti che compongono la città.

Tutto ciò comporta anche una inevitabile modificazione dell’uso, del disegno, della significazione degli spazi urbani e dei suoi elementi.

Di conseguenza i punti di incontro, sovrapposizione, tra diverse modalità di percorrere la città divengono sempre più punti nodali tra utenti e tecnologie.

Un attraversamento pedonale diviene perciò un luogo di dialogo: l’auto non si ferma solo  perché evita di investire il pedone ma perché stabilisce con questo una relazione attraverso cui questo comunica la sua volontà di passare.

Diviene perciò sempre più urgente lavorare sulle modalità di comunicazione tra uomo e tecnologia al fine di definire un linguaggio semplice, naturale ed intuitivo che non abbia bisogno di “istruzioni per l’uso”.

Non è solo un problema di ricerca di nuove tecnologie ma di indagarne le possibilità e le potenzialità d’uso.

Una tecnologia non utilizzabile, pur se sostenibile in termini produttivi, è paradossalmente non ambientalmente sostenibile se inutile.

Lavorando su tecnologie aperte, molto importante dopo la fase di ricerca e progettazione è la sperimentazione in contesti reali attraverso progetti pilota.

Nessuna simulazione è infatti in grado di considerare tutta la complessità del reale e soprattutto comprendere come questa si comporterà inserendo il nuovo elemento.

Un oggetto può divenire innovativo non tanto per l’azione da lui svolta quanto per le nuove azioni che porta a compiere agli utenti.

Parliamo dunque sempre più di tecnologie aperte in grado di auto evolversi al contatto con le persone fino a divenire altro da sé.

La sfida progettuale sta proprio nella capacità di saper progettare questi sistemi aperti ed estremamente dinamici.

In questa ottica la sostenibilità di una tecnologia passa anche per la sua capacità di interagire, dialogare con l’utente in modo tale che questo possa usarla per migliorare il suo modo di agire all’interno dell’ambiente e, contestualmente, aumentare la propria qualità di vita.

In definitiva sarebbe da approfondire, coniugando le ipotesi del disegno urbano sostenibile, la problematica della progettazione delle tecnologie smart, della facilità di accesso e di gestione, della programmazione delle azioni di manutenzione come progetto di manutenibilità, di disponibilità di apparati e strumentazioni a scala di utente, con la necessità che si raggiungano prodotti funzionali fra le offerte tecnologiche ed informatiche con le istanze istantanee di utenze specifiche.

Il programma dovrebbe essere disegnato e costituito in modo da poter accogliere ogni istanza sopravveniente, rendendo le scelte tecnologiche non soltanto sostenibili, ma anche compatibili con la costituzione dei luoghi operativi, alle varie scale programmabili.

Più specificatamente l’ipotesi di ricerca, indicata, potrebbe avere una serie di obiettivi articolati e specifici che tentino risposte alle istanze sempre crescenti della organizzazione del territorio attualmente configurato per molteplicità di luoghi e di azioni.

La pressione centrale, per questo epifenomeno, è il tema della mobilità delle persone, delle attività, della ottimizzazione qualitativa e sincronica di domanda e risposta, che consentano di affrontare gli argomenti della sostenibilità e compatibilità con adeguate e progettate smart technologies.

Queste categorie rappresentano una urgenza per le tipologie tecniche, e più ancora  per la flessibilità e disponibilità di utilizzazione anche senza specifiche e complesse cognizioni scientifiche, oltre che per la figurazione anticipate delle categorie formali e tecnologiche.